Transcription Transcription des fichiers de la notice - Firenze, BML, ms. «Alfieri 15» Alfieri, Vittorio 1775 chargé d'édition/chercheur La numérisation de ce manuscrit a été réalisée par la Biblioteca Medicea Laurenziana de Florence et financé dans le cadre du projet "Digital Alfieri" (MSCA 705026) Monica Zanardo, Università di Padova / Institut des textes et manuscrits modernes, CNRS-ENS ; projet EMAN (Thalim, CNRS-ENS-Sorbonne nouvelle). PARIS
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Florence, Biblioteca Medicea Laurenziana, ms. «Alfieri 15»
Italien

Fingallo

Fugga Loclin, qual dopo pioggia un rivo,

Seco t’allegra; il tuo soave canto

Gli lusinghi l’orecchio, inalza al Cielo

L’invincibile Eroe. Carilo prendi

Reca a Fingal questa famosa spada,

La spada di Cabar, che d’inalzarla

Non è la man di Cucullin più degna.

Ma voi del muto Cromla ombre romite,

Spirti d’eroi, che più non son, voi soli

Siate oggimai di Cucullin compagni;

Voi venitene a lui ———

——— Più trà possenti in terra

Nomato io non sarò; brillai qual raggio,

E qual raggio passai; nebbia son’ io,

Che dileguossi all’apparir del vento

Rischiarator dell’offuscato colle.

Conàl, Conàl, non mi parlar più d’armi,

Già svanì la mia fama: i miei sospiri

Di Cromla i venti accresceran fintanto,

che i miei vestigi solitarj, e muti

Cessino d’esser visti. E tu Bragela

Piangi la fama mia, piangi me stesso.

Tu più non mi vedrai raggio amoroso;

Non mi vedrai, non ti vedrò: son vinto.

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Canto Quinto.

Conallo a Cucullino.

Figlio di Semo,

perché ti lasci alla tristezza in preda?

Son nostri amici i forti, e rinomato

Se’ tu guerrier: molte le morti, e molte

Già fur del braccio tuo: spesso Bragela

Con ceruelo-giranti occhi di gioja

Il suo sposo incontrò, mentre ei tornava

Cinto dai valorosi, in mezzo ai canti

Dei festosi cantori, e rosseggiante

Avea il brando di strage: e i suoi nemici

Giacean sul campo delle tomba esangui.

Datti conforto, e ’l Re di Morven meco

Statti lieto a mirar. Ve’ com’ei passa:

———

Avventurato popolo felice,

Fingallo è ’l tuo: tu gli sei fregio, e schermo.

Tu primo in guerra; e tu nei dì di pace

In consiglio il maggior. Tu parli, e mille

S’affrettano a ubbidir; Ti mostri, e innanzi

Ti cadono gli Eroi: Popol felice!

Popolo di Fingal, d’invidia degno!

Chi è, chi è, Figlio di Semo osserva;

chi è costui sì tenebroso in vista,

che tonando ne vien? questo è l’altero

Figlio di Starno. Oh, con Fingal s’affronta:

Stiamo a veder.

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Ossian narra; ma lo potrebbe anche far dire da Conallo a Cucullino.

Questa è battaglia:

Questo è fragor: quì ciascun urto è turbo:

Ciascun colpo è tempesta: orrore, e morte

Spiran gli sguardi. Ecco spezzati scudi,

Smagliati usberghi, e sminuzzati elmetti

Balzan fischiando: ambi i guerrieri a terra

Gittano l’armi; e con raccolta possa

Vannosi ad afferrar. Serransi intorno

Le noderose, nerborute braccia.

Si stirano, si scrollano, s’intrecciano

Sotto, e sopra in più gruppi alternamente

Le muscolose membra: ———

————— Alfin la possa

A Svaran manca; egli è di nodi avvinto.

——————————

Fingallo.

Figli, tosto accorrete,

Statevi a guardia di Svaran, che in forza

Ben pareggia i suoi flutti; è la sua destra

Mastra di pugna; egli è verace germe

Di schiatta antica. O’ trà miei Duci il primo

Gaulo, e tu Rè dei canti Ossian possente,

All’amico, e fratel d’Aganadeca

Siate compagni; e gli cangiate in gioja

Il suo dolor: ma voi Fillano, Oscarre,

Rino: figli del corso, i pochi avanzi

Di Loclin disperdete, onde nemica

Nave non sia, che saltellare ardisca

Sul’onde d’Inistor.

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Fingallo al guerriero Orla.

e chi vegg’io lì presso

Alla pietra del rio? Tenta ma indarno

Di varcarlo d’un salto: agli atti, al volto