Fingallo
Fugga Loclin, qual dopo pioggia un rivo,
Seco t’allegra; il tuo soave canto
Gli lusinghi l’orecchio, inalza al Cielo
L’invincibile Eroe. Carilo prendi
Reca a Fingal questa famosa spada,
La spada di Cabar, che d’inalzarla
Non è la man di Cucullin più degna.
Ma voi del muto Cromla ombre romite,
Spirti d’eroi, che più non son, voi soli
Siate oggimai di Cucullin compagni;
Voi venitene a lui ———
——— Più trà possenti in terra
Nomato io non sarò; brillai qual raggio,
E qual raggio passai; nebbia son’ io,
Che dileguossi all’apparir del vento
Rischiarator dell’offuscato colle.
Conàl, Conàl, non mi parlar più d’armi,
Già svanì la mia fama: i miei sospiri
Di Cromla i venti accresceran fintanto,
che i miei vestigi solitarj, e muti
Cessino d’esser visti. E tu Bragela
Piangi la fama mia, piangi me stesso.
Tu più non mi vedrai raggio amoroso;
Non mi vedrai, non ti vedrò: son vinto.
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Canto Quinto.
Conallo a Cucullino.
Figlio di Semo,
perché ti lasci alla tristezza in preda?
Son nostri amici i forti, e rinomato
Se’ tu guerrier: molte le morti, e molte
Già fur del braccio tuo: spesso Bragela
Con ceruelo-giranti occhi di gioja
Il suo sposo incontrò, mentre ei tornava
Cinto dai valorosi, in mezzo ai canti
Dei festosi cantori, e rosseggiante
Avea il brando di strage: e i suoi nemici
Giacean sul campo delle tomba esangui.
Datti conforto, e ’l Re di Morven meco
Statti lieto a mirar. Ve’ com’ei passa:
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Fingallo è ’l tuo: tu gli sei fregio, e schermo.
Tu primo in guerra; e tu nei dì di pace
In consiglio il maggior. Tu parli, e mille
S’affrettano a ubbidir; Ti mostri, e innanzi
Ti cadono gli Eroi: Popol felice!
Popolo di Fingal, d’invidia degno!
Chi è, chi è, Figlio di Semo osserva;
chi è costui sì tenebroso in vista,
che tonando ne vien? questo è l’altero
Figlio di Starno. Oh, con Fingal s’affronta:
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Ossian narra; ma lo potrebbe anche far dire da Conallo a Cucullino.
Questo è fragor: quì ciascun urto è turbo:
Ciascun colpo è tempesta: orrore, e morte
Spiran gli sguardi. Ecco spezzati scudi,
Smagliati usberghi, e sminuzzati elmetti
Balzan fischiando: ambi i guerrieri a terra
Gittano l’armi; e con raccolta possa
Vannosi ad afferrar. Serransi intorno
Le noderose, nerborute braccia.
Si stirano, si scrollano, s’intrecciano
Sotto, e sopra in più gruppi alternamente
————— Alfin la possa
A Svaran manca; egli è di nodi avvinto.
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Fingallo.
Figli, tosto accorrete,
Statevi a guardia di Svaran, che in forza
Ben pareggia i suoi flutti; è la sua destra
Mastra di pugna; egli è verace germe
Di schiatta antica. O’ trà miei Duci il primo
Gaulo, e tu Rè dei canti Ossian possente,
All’amico, e fratel d’Aganadeca
Siate compagni; e gli cangiate in gioja
Il suo dolor: ma voi Fillano, Oscarre,
Rino: figli del corso, i pochi avanzi
Di Loclin disperdete, onde nemica
Nave non sia, che saltellare ardisca
Sul’onde d’Inistor.
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Fingallo al guerriero Orla.
e chi vegg’io lì presso
Alla pietra del rio? Tenta ma indarno
Di varcarlo d’un salto: agli atti, al volto