CORREZ

CORREZ - Édition des lettres internationales adressées à Émile Zola


Lettre de Beatrice Spotti-Zenchini à Émile Zola du 6 février 1898

Auteur(s) : Spotti-Zenchini, Beatrice

Transcription

Texte de la lettreMonsieur,
Ho seguito con vivo interessamento le fasi della questione Dreyfus; ho letto su Giornali francesi ed italiani lo sviluppo del processo Esthérazy, ho letto le vostre lettere agli studenti del Quartiere latino, alla Francia, al Governo: “J’accuse!”
J’accuse avete scritto; e questo grido che sgorga dall’anima vostra generosa e si traduce attraverso a passioni cieche e [cozzanti] fra loro nella rabbia del trionfo in una protesta dell’umanità insultata della civiltà umiliata. È una tra le più assennate requisitorie della giustizia della logica, del buon senso e dello spirito cavalleresco a cui s’ispira la Verità : questo grido ha commosso tutta l’Italia e insieme un umile donna, la quale sente il bisogno di dirvi che lo sdegno vostro contro la persecuzione dichiarata in nome dell’antisemitismo è grande e nobile che la […] e la Giustizia salutano in Voi uno dei loro più [strenui] campioni. Ma se vedreste Francia illustre e gloriosa ha voluto in uno strano momento di crisi e d’aberrazione dimenticare se stessa. L’umanità non dispera perciò del suo ravvedimento e quanti l’amano in Italia, sono ormai sicuri che l’ultima parola non fu pronunciata finora, perché l’ultima conclusione non può rimanere incancellabile…
Permettete, Monsieur, che da questa lontana terra io Vi mandi un saluto di simpatia e di (colta) ammirazione. Si dice che siate […] italiano. Di ciò si compiace il mio sentimento patrio, ma foste Voi pure non francese che equivarrebbe a fratello sibbene [Capro)] o Mongolo, io plaudirei pur sempre alla strenua battaglia iniziata e che vi preparate a proseguire in nome dei sacri diritti dell’uomo. I quali poggiano fortunatamente assai più alto delle ragioni etnografiche e sedicenti religiose, e oppressi e conciliati di secolo in secolo domandano finalmente un’affermazione sublime della civiltà
Oh doloroso, doloroso, doloroso oltre che ogni credere lo spettacolo di un condannato che grida: sono innocente! Laciatemi difendere! i giudici hanno errato; per quell’errore io vivo sepolto nel vuoto di una tomba dove sorda è la voce dei viventi e all’anima nel silenzio della disperazione echeggiano soltanto i lunghi echi dell’infamia! Pensare che gli occhi del condannato non possono discernere l’orizzonte che traversa ad un velo di lagrime: che la sua condanna è perpetua eterna; che lo ha strappato a una moglie adorata, a dei piccioletti figli incolpevoli! Che il reietto, il maledetto grida nonpertanto: Sono innocente! Sono innocente! Ah coloro che avrebbero potuto restituire l’onore cancellato, ridare la vita a un cadavere non si sono commossi! non hanno ascoltato la voce accusatrice della coscienza: e se fosse davvero innocente? Il soffio del rimorso non è venuto ad agghiacciarli quando lo spettro dell’agonizzante, della loro colma ignominia guidava nei singulti: Aiuto! Sono innocente! o perché regna la cupa tenebra della notte non fa risplendere agli occhi dei colpevoli la luce smagliante del vero attraverso alle dubitazioni sincere del rimosso? Non ebbero dunque mai costoro una sposa, un caro figlioletto, una sorella minacciata di sventura o pericolante? Eppure quanto inferiore la loro desolazione all’avventura immensurata del sepolto-vivo già cittadino francese e ora rimandato a tortura a vituperia sempiterna?
Oh dolore, dolore, dolore!
Ma foss’anche il Dreyfus condannato sulle apparenze più ammissibili, quando il reo non è convinto né confesso, quando […] onesti e pietosi professano invocando giustizia, non altro che giustizia perché rifiutare la versione d’un processo […] meschina e derisoria difronte alla tortura, all’angoscia, alla morte d’un’anima? O perché non ritornare alla (res giudicata), non foss’altro per convincere d’essere i dubbiosi, non foss’altro per seppellire sotto una nuova condanna d’infamia il tradimento, se tradimento vi fu?
Doloroso, doloroso, doloroso!
Dicono gli anti-dreyfusiani: il Dreyfus è un ebreo: i cattolici non debbono né possono difenderli. Non debbono perché? perché sono cattolici e cristiani e come tali illuminati da una religione non perfetta? Non possono! – Perché? Perché si stimano più civili e umani? Oh buon Gesù, oh soave falegname di Nazareth, a che proclamasti dunque la fratellanza degli uomini, se tanti secoli dopo nel nome tuo e col pretesto delle dottrine tue una grande nazione civile deve assistere a una lotta d’antagonismo religioso nella quale simbolo d’onore e d’intangibilità doveva affermarsi il pregiudizio non meno che la violenza?
Dreyfus è un ebreo, ma fosse pure Mussulmano cesserebbe egli d’essere innocente quando le prove lo dimostrano tale?
Io non conosco né il povero condannato, pel quale sento un’invincibile dolorosa pietà, né conosco i suoi Giudici! Voi, Monsieur, conosco invece da sempre per le opere e per l’ingegno delle quali e del quale sono ammiratrice: ma in questo momento mi è caro dirvi che i poveri sventurati – Alfred, Matteo – e la Signora Dreyfus trova no in me tutto il […] di simpatia che desta l’oppressione verso gli oppressi e che il merito eccelso delle migliori opere vostre quasi vien meno in paragone dell’impresa generosa alla quale vi siete dedicato! Oh possa la coraggiosa vostra difesa esser coronata da prospero successo! Possano l’Italia, l’Europa, il mondo civile tutto […] salutare nell’[esempio] vostro quello dell’innocenza, della Giustizia e della religione! […] di quella religione tutta bontà e misericordia che proclama la fratellanza universale che comanda di proteggere i deboli, gli oppressi, i reietti; fonda il principio solenne della giustizia, senza eccezione di […], di fede e ammonisce che se errare è degli uomini, anche un consiglio di Guerra può aver errato: anche le sue sentenze possono non credersi inappellabili e la res giudicata può ritenersi non infallibile! …
Sia comunque il mio voto, il mio fervido augurio vi accompagna generoso, nella prova del fuoco per la quale dovrete passare e un presentimento mi dice che voi ne uscirete vittorioso – quale pur sia per essere la sentenza; vittorioso e benemerito della Patria, della Società, dell’Umanità alla quale avete restituito gli ideali cavallereschi […] offuscati in questo secolo di fastose menzogne e di sfrenate cupidigie.
Credetemi, Monsieur, con riverenza.
Chieti/Abruzzo/6 febbraio 1989
(Palazzo Durini)

Beatrice Spotti-Zenechini

Les mots clés

Relations


Ce document n'a pas de relation indiquée avec un autre document du projet.

Citer cette page

Spotti-Zenchini, Beatrice, Lettre de Beatrice Spotti-Zenchini à Émile Zola du 6 février 1898, 1898-02-06

Consulté le 08/08/2025 sur la plate-forme EMAN : https://eman-archives.org/CorrespondanceZola/items/show/7418

Notice créée par Jean-Sébastien Macke Notice créée le 21/10/2019 Dernière modification le 30/07/2025