Texte : 1476 s.n. Decamerone J4 N04

Auteur : Boccace

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TitreTexte : 1476 s.n. Decamerone J4 N04

Cadre du projetMaster Ca' Foscari 2019-2020

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Boccaccio, Decameron

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A laureta fornita la sua novela taceva e fra la brigata chi cum uno chi cun unaltro chi dela sciagura de gliamanti si redoleva: e chi lira de lavineta biasimava: e chi una cosa & chi unaltra dicea quando il re quasi da profondo pensier tolto alzò il viso & ad Elisa fece segno che appreso dicesse laquale humelmente cominciò. Piacevole donne assai son coloro ch credono amor solamente da gliochi acceso lesue saete mandane coloro schernendo che tener vogliono che alcun per udita si possa innamorare. liquali esser inganati assai manifestamente apparirà in una novela laqual dire intendo. Ne laquale non solamente ciò la fama senza haversi veduto giamai haver operato vedrete: ma ciascuno a misera morte haver conducto vi fia manifesto. Novella di Gierbino Viglielmo secundo re di Cicilia, come iciciliani vogliono hebbe duo figlioli lun maschio e chiamato ruggieri: laltra femina chiamata costanza ilquale rugieri anci che il patre morendo lascio un figliolo nominato gierbino ilquale dal suo avolo cum diligentia allevato divenne belissimo giovane & famoso in prodeza e i cortesia Ne solamente dentro a termini di cicilia stete lasua fama renchiusa ma i varie p[ar]te del mondo senando e i barbania era chiarissima laquale i quei tempi al re di cicilia tributaria era. Et tra glialtri a le cui orechi la magnifica fama delle virtù & de la cortesia del gierbin venne fu ad una figliola del re di tunisi laqual secundo che ciascun che veduta lhavea ragionava era una delle più belle creature che mai da la natura fosse stata formata & la più costumata e cun nobile e grande animo laquale volentieri d[i] valorosi homini ragionar udendo cum tanta affectione le cose valorosamente opate da gerbino da uno e da unaltro racontate racolse e si li piacevano che essa seco stesa imaginando come facto esser dovesse ferventemente di lui sinnamorò & più voluntieri che daltro di lui ragionava e chi ne ragionava ascoltava. Da laltra parte era si come altrove i cicilia pervenuta la grandissima fama della belleza parimente & del valor di lei & non senza gran dilecto ne invano gliorechi dilgerbino havea tochi anci non meno ch di lui la giovane infiamata fosse lui di lei havea infiamato: per laqual cosa infino a tanto che cun honesta cagione da la volo dandare a tunesi la licentia impetrase desideroso oltre modo di vederla ad ogne suo amico che la andava imponeva che a suo puotere il suo segreto & grande amor facesse per quel modo che migliore gli parese sentire e di lei novelle gli recasse. De quali alchuno secretissimamente il fece<br /> gioie da donne portandole come mercatanti fanno a vend[e]re & interamente lardore del gierbino apertoli lui e le sue cose a suoi comandamenti offerse apparechiate: Laquale cun lieto viso e lambasciat[or]e e lambasciata ricevete e rispostoli che egli di pari amore ardeva una delle più care sue gioie in testimonianza di ciò gli mandò Laquale il gierbino cun tanta alegreza ricevete cum quanta qualunche cara cosa ricever si possa & alei per costui medesimo più volte scrise e mando carisimi donni cun lei certi tractadi tenendo da doversi se la f[or]tuna conceduto lhavese vedere e tocarse. Ma andando le cose in questa guisa & unpoco più longhe che bisognato non sarebbe ardendo duna parte la giovane & da laltra il gierbio advenne chel re di tunisi la maritò al re di gr[a]nata di ch ella fu cruciosa oltre modo pensando che non solamente per longa distantia al suo amante salontanava ma che quasi del tuto tolta gliera e se modo veduto havesse voluntieri acio che questo advenuto non fosse fugita si sarebbe dal patre e venutasene a gierbio Simelmente il gierbino questo maritagio sentendo senza misura ne vivea dolente e seco speso pensava se modo veder puotesse di puoterla torre per forza se advenise che p[er] mare a marito andasse. Il re di tunisi sentendo alcuna cosa di questo amore & del proponimento del gierbino & del suo valore & della potenza dubitando. Venendo il tempo che mandar nela dovea al re guiglielmo mandò significando ciò che fare intendeva: & ch sicurato da lui che ne dal gierbino ne da altri per lui in ciò impedito sarebbe lintendeva di fare. il re guiglielmo che vechio signore era ne de lo innamoramento del gierbino haveva alcuna cosa sentita non imaginandosi che per questo adomandata fosse tale sicurtà libertamente la concedete & i segno di ciò mandò al re di tunisi un suo guanto: ilquale doppoi che la sicurtà ricevuta ebbe fece una grandissima e bella nave nel porto di cartagine appresare & fornirla di ciò che bisogno havea a chi su vi doveva andare & ornarla e aconciarla per su mandarvi la figliola in granata ne altro aspectava che tempo. La giovane donna che tuto questo sapeva & vedeva occultamente un suo servidore mandò a palermo e imposegli che il bel gierbino da sua parte salutasse e gli dicese come ella infra puochi di era per andar in granata:p[er] che hora si parrebe se così fosse valente homo come se diceva & se cotanto lamase quanto più volte significato lhavea e costui acui imposta fu optimamente fe lambasciata e a tunisi ritornosi. Gierbino questo udendo e sapendo che il re guiglielmo suo avolo data havea la sicurtà al re di tunisi non sapea che farsi: ma pur damor sospinto havendo le parole della donna intese e per non parer vile andatosene a mesina quivi prestamente fece due galee sotile armare & messivi su di valenti homini cun esse sopra la sardignia mandò advisando quindi dovere la nave della donna passare. ne fu di longhi leffecto al suo adviso: perciò che pochi di quivi fu stato che la nave cun poco vento non guari lontana al luogo dove aspectandola riposto sera sopravenne. Laqual vegendo gierbino a suoi compagni dise Signori se v[o]i così valorosi siete come vi tegno niuno di v[o]i senza haver sentito o sentire amore credo che sia. senza ilquale si come io meco medesimo niuno mortal può alcuna virtù o bene in se havere, e se innamorati stati siete o siete legier cosa vi fia comprendere il mio disio, io amo: amor mindusse a darvi la presente fatica, e ciò ch io amo nella nave che qui davanti ne vedete dimora: laquale insieme cun quella cosa che più desidero e piena di grandissime richeze: lequali se valorosi homini siete cun puoca fatica virilmente combatendo acquistar possiamo de laqual victoria io non cerco che in parte mi venga senon una donna per lo cui amore io movo larme; ogne altra cosa sia vostra liberamente infin ad hora. andiamo adunque & ben adventurosamente assagliamo la nave che dio alla nostra impresa favore vole senza vento prestare la ci tien ferma. Non erano al bel gierbio tante parole bisogno: perciò che messinesi che cum lui er[an]o vaghi della rapina già cun lanimo erano a far quello di che il gierbino gli confortava cun le parole: perché facto un grandissimo romore nella fie del suo parlare che così fosse le trombe sonarono & prese larme dierono d[ei] remi in acqua & alla nave pervennero. coloro che sopra lanave erano veggendo di lontano venir le galee non puotendosi partire sapparechiarono alla difesa. il bel gierbino a quella pervenuto fe comandare che ibaroni di quella sopra le galee mandati fosero se bataglia non voleano. Isaracini certificati chi erano e che domandasero disero se esser contro alla fede loro data dal re da loro assaliti: & in segno di ciò mostrarono il guanto del re guiglielmo e del tuto negaro di mai senon per battaglia vinti arendersi o cosa che sopra la nave fose lor dare. Gierbino ilquale sopra la poppa de la nave veduta havea la donna troppo più bela assai che egli sieco non estimava infiamato più che prima al mostrare del guanto rispuose che quivi non havea falconi al presente perché [q]uanto vavesse luogo: & perciò ove dar non volessero la donna a ricevere battaglia sapparechiasero: laquale senza più attendere a saettare & a gitar pietre lun verso laltro fieramente incominciarono & longamente cun danno de ciaschuna delle parti in tal guisa combaterono. Ultimamente veggendoli gierbino puoco utile fare preso un legnetto che di sardigna menato havevano & in quello messo fuoco cun ambedue le galee quello accosto alla nave. Il che vegendo isarracini e cognoscendoli di necessità o doversi rendere o morire: facto sopra coverta la figliola dil re venire che sotto coverta piangea & quella menata ala p[ru]a de la nave e chiamato ilgerbino prestamente innanci agliochi soi lei gridante mercie & aiuto la suenarono & in mare gietandola disson:togli nuila ti diamo qual nui possiamo e quale la tua fede lha meritata. Gerbino vedendo la crudeltà di costoro quasi di morir vagho non curando de saeta ne de pietra alla nave si fece accostare & quivi su mal grado di quanti ve ne erano montato non altramenti che un leon famelico nel armento de giovenchi vento or questo or quelo suenando prima cun denti e cun lunghie la sua ira satia che la fame. coli costui cun una spada i mano or questo or quello tagliando de sarracini crudelmente molti nuccise. e già crescente il fuoco nella accesa nave factone a suoi marinai trare quello che si puote per pagamento di loro giù se ne sciese cun puoco lieta victoria d[ei] soi adversarii aver acquistata: quidi facto il corpo della bella dona ricogliere di mare longamente e cun molte lagrime la pianse:e in cicilia tornandosi i ustica picoleta isola quasi a trapani di ripecto onorevelmente ilfe sepelire e acasa più doloroso che altro omo si tornò. Il re di tunisi saputa la novella suoi ambasciadori di nero vestiti al re guilielmo mandò dogliendosi de la fede che gliera stata male observata e raccontorono il come. Di ch il re guilielmo turbato forte ne vedendo via da puoter loro iusticia negare che la domandavano fece prendere il gierbino & egli medesimo non essendo alcun de baron suoi che cun prieghi da cio non si fforzasse di rimuoverlo il condanno nella testa & in sua presentia gli la fece tagliare vogliendo avanti senza nepote remanere che essere tenuto senza fed[e]. Adunque così miseramente in puochi giorni i due amanti senza alcun fructo del loro amore aver sentito di mala morte morrirono comio uno detto. Inita la novella de elisa e alquanto dal re comendata a Philomena fu imposto che ragionase: laquale tuta piena di compassione del misero gierbino e della sua dona dopo un pietoso suspiro incomincio. La mia nonvella gratiose donne non sera di genti de si alta conditione come costor furono de quali elisa ha racontato: ma ella p[er] adventura non serà men pietosa: Ala quale minduce il ricordarmi di quella misera messina puoco innanci ricordata dove laccidente avenne.
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Transcripteur.riceGatto, Angela

Chargé.e de la révisionDall'Oglio, Giulia

Informations sur la notice

ÉditeurÉquipe Tragiques Inventions, Magda Campanini (Univ. Ca' Foscari-Venezia), Anne Réach-Ngô (UHA, IUF) ; EMAN (Thalim, CNRS-ENS-Sorbonne nouvelle)

Mentions légalesFiche : Équipe Tragiques Inventions, Madga Campanini (Université Ca' Foscari), Anne Réach-Ngô (UHA, IUF) ; EMAN (Thalim, CNRS-ENS-Sorbonne nouvelle). Licence Creative Commons Attribution – Partage à l’Identique 3.0 (CC BY-SA 3.0 FR)

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Notice créée par Giulia Dall'Oglio Notice créée le 13/04/2020 Dernière modification le 29/03/2023