Texte : 1566 Franceschini Novelle del Bandello L 2 N6

Auteurs : Bandello, Matteo ; Degli Hortensi, Ascanio Centorio

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Il marito trovata la moglie in adulterio fa che impicca l'alturo, e quella fa sempre in quella camera restare ove l'amante era impiccato.
Novella VI.
Certamente veruno supplicio per grave che imaginar si possa, potrebbe purgare quel tanto horrendo fallo, che si commette contra il candore della fede, che per le donne nell'atto del matrimonio a mariti si dona; ne pena per atroce che sia sarebbe bastevole a scancellare il demerito, in che per violar l'istesso honore s'incorre. Per il marito che ritruovata la sua donna con l'adulterio, quello da lei fà impiccare, e con lui nella medesima stanza chiusa la lascia, la quale poi di disagio, e dal fetore dell'impiccato soprapresa s'inferma e muore, si nota la prudenza d'un huomo ingastigare giustamente i demeriti di sua moglie, e dannasi il lei poco giudicio; che havendo il marito honorato, e del suo amore osservante, con altri si vitupera, e contra le coniugali leggi diffrauda il diritto della castità e fede, che a quella è tenuta di portare, e fa[r]si poi vedere, che al fine nessuna colpa senza pena si lascia, & che ogni peccato alla sua penitenza tende; imparando l'altre ad essere del suo honore più curiose, e più de i mariti amatrici che non sono, accio che con loro vivendo possano lietamente godere quei dolci frutti, che una lodata vita apporta; & ischivare quegli accerbi, che continouamente una vituperosa arreca.
Nel tempo che madama Margarita d'Austria, figliuola di Massimigliano Cesare, venne in Savoia a marito, fu in una parte del Piemonte un nobile, e valoroso gentilhuomo, il quale castella, e vassalli haveva sotto di se, e la più parte del tempo dimorava in corte, percioche egli era huomo di gran consiglio, vedere, & il duca faceva non picciola stima di lui. Egli haveva preso per moglie una gentildonna del paese, la quale, benche non fosse la più bella del mondo, era nondimeno assai appariscente, e poteva fra l'altre stare, & in quello, che mancava di bellezza, ella suppliva con la vivacità dell'ingegno, con bei costumi, con leggiadri modi, con accoglienze gratissime, con la prontezza delle parole, e con mille altre belle maniere. Era poi avveduta, e scaltrita pur assai, e quella, che vestiva meglio, che donna di Piemonte, non tanto in portar ricche vestimenta, di ch'era copio{C 8 v°}sa, e ben fornita, quanto che sapeva troppo bene accomodare ogni abbigliamento, anchor che di panno vile fosse stato. Il marito, che era huomo grave, e da bene, sommamente l'amava, e teneva cara. Haveva già havuto due figliuoli da lei, ch'erano assai grandicelli, & egli era vicino a i sessanta anni, e forse gli passava, e la moglie poteva haverne circa trentacinque, onde non contenta de gli abbracciamenti del marito, & havendone gran carestia, per che il più del tempo egli stava ov'era il duca, che il più dell'anno dimorava in Savoia, gittò gli occhi addosso ad un giovane vassallo del marito, e di lui fieramente s'innamorò. Pratticava costui tutto il dì in castello ove la donna dimorava, e seco a scacchi, a tavole, e tal'hora alle carte giocava, e molto domesticamente di giorno, e notte soleva andarvi. Il marito che niente haveva del geloso, quando era con la moglie, a cosa ch'ella si facesse non metteva mente, e tanto più che in quelle bande usano le donne grandissima domestichezza con gli huomini in ogni luogo; & il basciarle alla presenza de i lor mariti non si disdice, anzi è lecito, & honesto, percioche se un gentilhuomo va a casa d'un altro gentilhuomo, sarebbe riputato fargli ingiuria, quando non si degnasse basciar la moglie, e figliuole, e sorelle, e quante donne sono in casa, & basciandole lo tengono per favor grandissimo, & se veggono donne parlar con un di segreto, non le sgridano, ne è riputato male, come tra i Lombardi, che subito sarebbe preso in mala parte, percioche tale e la costuma del paese. Pratticando adunque (come è detto) il giovane molto famigliarmente con la donna, di leggiero s'accorse, ch'ella era di lui oltra misura accesa, e riputandosi non poca ventura esser da così gentile, & altra donna amato, col petto aperto, senza considerar il danno che avvenir glie ne poteva, ricevè le amorose fiamme, e cominciò ferventemente amarla, onde non passarono molti dì, che amandosi tutti due, si discoprirono insieme i loro amori, ne dopo questo stettero molto, che essendo le lor voglie piegate ad un medesimo fine, vennero alle strette prattiche, e tanto innanzi s'asscurarono, che presero l'uno, e l'altro amorosamente il frutto del loro amore, ilche tanto a tutti due fu di piacere, che altro più non desiavano, che ritrovarsi spesse fiate insieme, e fu loro la fortuna così favorevole, che gli venne fatto di ritrovarsi ben spesso a godersi l'un l'altro, ma meno discretamente usando questa loro domestichezza, e da troppo amore acciecati, comminciarono a prender troppa sicurtà de i servidori di casa, e far delle cose in publico, che non stavano troppo bene. Da questo nacque, che molti di casa entrarono in sospetto di questa prattica, e tennero per fermo, che la madonna fosse del giovane diventata amica, e seco amorosamente si trastulasse, benche nessuno ardisse di dirle parola, e meno erano osi d'avvisar il marito, il quale della moglie troppo fidandosi, non havrebbe a persona creduto, che ella havesse mai fatto tanto fallo. Hora avvenne, che essendo il marito venuto di Savoia a casa, nel principio del mese di Luglio, egli un giorno si mise ad una finestra della sua camera, che guardava sovra un bellissimo giardino che era fuor della rocca. La donna col suo amante di poco avanti cena {D 1 r°} se n'era andata nel giardino per lo portello del soccorso, e quivi sotto un pergolato seco passeggiando, non credendo essere da persona veduta, più volte amorosamente lo abbracciò, & basciò, & il giovane due, e tre fiate le pose le mani in seno, toccandole amorosamente le poppe, e seco lascivamente senza rispetto veruno scherzando. Vide il marito dalla finestra tutti quegli atti dishonesti, e fieramente se ne turbò, entrando in colera grandissima, ma come quello ch'era prudentissimo, dissimulò lo sdegno che haveva, deliberando tra se stesso, come proverbialmente si dice, di pigliar la lepre col carro, onde essendo le tavole messe, e la cena ad ordine, cenò di compagnia, mostrandosi più dell'usato allegro, e di molte carezze al giovane facendo, & il tutto faceva, per meglio chiarirsi del dishonesto amore della sua donna. Cominciò adunque diligentemente gli atti loro, i cenni, le parole, & ogni movimento ad osservare, & a tutto ciò che facevano por gli occhi, e spiar ogni dì le lor attioni, onde senza troppa difficultà, s'avvide che la moglie ad altro papero, che al suo dava da beccare, nondimeno egli fu così costante, e si saggiamente si governò, che nulla mai di questo alla moglie disse, ne al giovane mostrò tristo viso giamai, anzi come soleva far per innanzi perseverava, accioche più gli assicurasse, e gli potesse cogliere f[s]ul fatto, il perché gli amanti, non pensando esser spiati, andavano dietro a buon giuoco a i lor amori: ma per essere il padrone, con grandissima difficultà potevano sfogare amorosamente i lor disiri. Hora avvenne che del mese di Settembre il duca di Savoia si ritrovò in Turino, e per alcuni affari mandò a chiamare il marito di cotesta donna. Egli allhora si pensò esser venuta l'occasione di cogliere all'improviso il gallo, e la gallina su l'ova, onde ordinò, che tutta la famiglia il dì seguente montasse a cavallo, & andasse alla volta di Turino, & egli solamente seco ritenne un suo cancegliero, di cui molto si fidava. Domandato dalla donna a che fine egli facesse questo, così le disse, Moglie mia, io vò che domattina a buon'huora tutti si partano, e vadano verso la corte, & io starò qui per tutto dimane, e dopo cena col cancegliero me n'anderò in posta, che già ho fatto proveder di cavalli, che anchora che sia di Settembre, a me pare che il giorno faccia grandissimo caldo, però noi correremo la notte, che luce la luna, e non sentiremo caldo nessuno. La povera moglie che altro inganno ne malitia non pensava, gli lodò molto questo suo pensiero, e dall'altra banda diede ordine al suo amante, che quella notte l'attenderebbe, ilche all'amante sommamente fu caro, essendo già molti dì che con la sua donna non era giaciuto, Cenarono tutti di brigata sul tardi, & egli dopo cena, chiamata la moglie, l'ordinò molte cose che ella facesse fare, mostrando che starebbe qualche giorno, che non tornarebbe, e per meglio assicurar il tutto, diede anco alquante commisioni al giovane amante della moglie. Cominciando poi ad imbrunirsi la notte, montò a cavallo col cancegliero, e non cavalcò un miglio, che si fermò ad un suo luogo, ove haveva una bellissima possessione, e quivi stette circa due ore, dapoi rimontato a cavallo, se ne ritornò al suo castello, che poteva esse{D 1 v°}re circa quattr'hore di notte, e fu dal castellano, a cui egli la commissione segretissimamente lasciata haveva, dentro senza romore intromesso. Fatto questo, fe chetamente (havendo già al tutto fatta la conveniente provisione) armare il castellano, & il cancegliero, e con le, spade in mano se n'andarono verso la camera ov'era la donna, & haveva nella man sinistra il cancegliero un torchietto acceso. Giunti alla camera, fece che il castellano picchiò all'uscio e disse, che erano venute lettere del padrone. Fece la donna levar dalla lettiera da basso una sua vecchia, che era consapevole del tutto le disse, che non lasciasse entrare il castellano, ma che si facesse dar le lettere. Venne la donna, et aperse l'uscio, alla quale fingendo sporger le lettere, il castellano diede con le mani nel petto, e quella rovescione fece cadere. In questo tutti tre con le spade nude entrarono in camera, e trovarono gli infelici amanti nudi nel letto, che havevano giuocato alle braccia, & alla donna, per esser debole di calcagna, era toccato lo star di sotto. Furono tutti due subito presi, e la cameriera anco ella fu piglìata. Pensi ciascuno di che animo dovevano essere i tre prigionieri, trovati in simil fallo, essi non ardirono mai dir parola. Commandò il signore, che si recasse una fune, e volle che la misera moglie ad un chiodo, che in una trave era lungo, e grosso impiccasse il suo amante, & fatto portar una scala, prese la donna la fune, e quella, piangendo amarissimamente, al collo dell'amante annodò, e salita su la scala, & al grosso chiodo quella attacata, il povero, e sfortunato amante strangolò. Fece poi il Signore levar di camera tutte quelle cose che dentro v'erano, e solamente in un cantone fe lasciar tanta paglia quanto a pena sarebbe bastata a due cani per coricarsi, poi disse alla moglie, Donna, da che all'honor mio, e tuo non hai avuto riguardo, & hai un mio soggetto più di me amato, io vò che di continouo con lui dimori, e che teco questa rea vecchia ruffiana se ne stia, il perché fuor di questo luogo mai più non uscirai, ne furono le parole vane. Egli fece di modo con crate di ferro conciar la finestra, che impossibile era uscirne, poi fece murar l'uscio, e vi lasciò solo un picciolo buco, per il quale alle povere donne faceva dar pane & acqua, e non altro, lasciando la cura al castellano del tutto. Le sciagurate donne, amaramente il lor fallo piangendo, chiuse restarono, ove guari non stettero, che cominciando l'impiccato a putire, si sentiva così gran puzzo, che tutto il mondo si sarebbe ammorbato. Hor qual fosse la vita della gentildonna, pensilo ciascuno. Ella era del suo amante stata manigolda, e quel fiero spettacolo dinanzi a gli occhi mai sempre si vedeva, e dì, e notte l'intolerabil puzzo, che dalle marcite membra del giovane usciva, era astretta sofferire. In questa così misera vita stette ella forse sei anni insieme con la sua vecchia, & in[f]ermandosif poi gravemente, il marito tutte due le fece cavar fuori, et in una camera porre, ove in brieve la gentildonna morì.
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Transcripteur.riceIacampo, Simona

Chargé.e de la révisionMeschini, Giada

Analyse de la nouvelle

Lieux communs

Femme adultère
Punition
Vengeance

Analyse des personnages-types

Amant tué
Femme adultère
Mari vindicatif

Informations sur la notice

ÉditeurÉquipe Tragiques Inventions, Magda Campanini (Univ. Ca' Foscari-Venezia), Anne Réach-Ngô (UHA, IUF) ; EMAN (Thalim, CNRS-ENS-Sorbonne nouvelle)

Mentions légalesFiche : Équipe Tragiques Inventions, Madga Campanini (Université Ca' Foscari), Anne Réach-Ngô (UHA, IUF) ; EMAN (Thalim, CNRS-ENS-Sorbonne nouvelle). Licence Creative Commons Attribution – Partage à l’Identique 3.0 (CC BY-SA 3.0 FR)

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Notice créée par Simona Iacampo Notice créée le 13/04/2020 Dernière modification le 05/07/2023