Texte : 1552 Guillaime Rouillé Décaméron A Margarita Regina de Navarra

Auteurs : Boccace ; Le Maçon, Antoine-Jean (traducteur)

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{a 4 v°} A la Serenissima Mad. Margarita Regina di Navarra, mia Signora osservandissima. Ma dama, Io non mi ricordo da la mia prima giovenezza in sino à l'età ne la quale io mi trovo (che comincia già a cadere al fin de la vita) di haver letto libro alcuno non necessario, che mi sia parso cosi ricco, utile & vario, & che mostri altrettanto la grandezza di suo padre quanto il Decamerone di Giovanni Boccaccio fiorentino: nel quale havendosi egli proposto (à imitatione de gli antichi scrittori) di dilettare, insieme & di giovare, lasciato l'argumento de gli apologi, & de le favole, & fondatosi ne la verità di quella gran peste, che fù nel mille trecento quarant'otto nel paese fiorentino, da cosi acerba memoria cavò materia, onde introdurre ragionamenti di dieci molto facunde, & sapute persone: & come il piacere & il dispiacere son coniuntissimi di natura seguitandosi sempre l'un l'altro, volendo egli condure i lettori à sommo diletto, prese {a 5 r°} il principio suo da somma noia: la quale si pienamente, & quasi spaventosamente descrisse: che senza haver passato più oltre, da quella poteva intender l'accurato lettore, di quanto piacere fussi per essergli il rimanente de l'opera cominciata. In questa narration de la pestilentia fiorentina, non (comme Tucidide ne la guerra de Peloponnesso) toccò solamente parte de gli effetti di tal calamità, ma non lasciò accidente alcuno, che partitamente e non ci mettessi come dinanzi à gli occhy: per il qual mezo, havendo ragunata honesta & bella compagnia, & tra se sicura, per il numero, per la nobilità, & per il parentado (mezzi attissimi à rimuovere de gli animi anco maligni men caste & illicite conversationi) la menò fuor de la città, lontano dal mal influsso di quella, & la condusse di villa in villa (che chosi chiamian noi sequendo i latini le case edificate in campagna) ragionando di diverse cose: & tali ragionamenti consperse di quanta varietà patisce l'imitation de la natura. Et però prima volendo insegnare al mondo, che l'huomo non è creato per gioco & per trastullo, ma per contemplare & operar virtuosamente rimosse da quella congregatione tutti i giochi che possono aiutarsi à consumare el tempo, che di altro frutto non ci riempia, che ò di avaritia ò, di dispiacere ò, di contese come sono le carte, & i dadi, che possono introdurre la voluttà: radice & prima origine de la rovina de buon costumi, & per consequente de le cose publiche, come danze & musica lasciva: de le quali ultime però non volle del tutto privar compagnia si giovane & si piacevole. Poi la {a 5 v°} andò conducendo sempre per luoghi, la descrittion de quali potessi ridurgli à mente l'architettor di ogni cosa Dio & l'huomo imitator di lui ne le fabriche mondane, & volse che ogni giorno (senza ometter la cura de l'anima & del corpo & de gli esercity convenienti à la natura, à l'età di ciascheduno,e à la stagione) si riducessino insieme à racontar vary & notabili avenimenti de gli huomini, sotto quel velame volendo mostrarci la instabilità dela fortuna, & de gli accidenti suoi & ammaestrarci de costumi di molti paesi, & di molte case in quel tempo famose, come per ragion di esempio, in ser Ciappelletto, i Pratesi, i Notai: & Borgognoni, e Pier da Perugia, i Perugini, nel Marchese di Saluzzo, la natura de gli huomini di quella illustre famiglia, & in altri hor fratri, hor preti, hor grandi, hor piccoli, menandoci quasi per mano à cognoscer gli affetti de l'età, & descrisse, gli habiti, & le usanze di varie contrade & in somma quanto con gran fatica, & pericolo si acquista da chi per sapere va cercando i paesi altrui. Et perche e non fussi luogo di philosophia morale ancor fuor de communi, del quale e' non ci dessi qualche documento, quasi in tutti i principy de le sue novelle, come in forma di argumento, & di materia, scrisse sententie gravissime, dottissime, & utilissime. Lequal cose & de l'altre (che studiosamente per non fastidirla del tutto io pretermetto) havendo io molte volte tra me cosiderate, & ragionatone con coloro che vanno passegiando per i giardini de libri altrui, per racorne qualche fiore, ò frutto, & non per calpestarli & dirne male, mi son forse più maravigliato che doluto di quelli che ho anno dato titolo di {a 6 r°} principe Galeotto à questo santissimo libro, ò l'hanno stimato indegno d'esser rapresentato à le caste, & honeste menti. Confisso bene che vi sian racontate de le cose, unde chi habia voglia di mal fare possa dar forza à suoi cattivi disegni, ma avendosi egli (come è già detto) proposto di giovare & di insegnare, & fare in qualche parte il poeta in prosa: non vegho perche e si debba più lasciar di leggere che Omero detto da savy padre di tutte le scientie, nel qual sono amori incastissimi, & atti non sani de gli huomini & de gli Dei. Ne dubito punto, se una di queste corrotte menti si dessi à leggere le epistole di san Geronimo (per non parlar de gli altri sacri & venerandi libri) ch'ella non fussi per fare (come suol dirsi) mal suo profitto di Paula & di Eustochio. Dio come è in se perfettissimo; cosi ha fatte tutte le cose sottoposte à qualche imperfettione, à fin che noi non ci ingannando co nostri temerary & presuntuosi indicy, impariamo à saper che l'huomo non può far cosa alcuna interamente perfetta. Harei ben voluto che e fussi stato talhora alquanto più religioso, & meno scurile, per non dir parola più grave, ma forse che i vity de la chiesa de tempi suoi sfozorno la piacevolissima penna del Boccacio: il qual essendo hoggi in vita, per aventura si darebbe con più pesato stile,o lodar ò à riprendere. Io per me (che non sono indubitatamente il migliore, ne forse anco il più cattivo huomo del mondo) non mi son mai partito da questa lettione più corotto di quello che io vi andassi, & molto spesso vi ho ricognosciuta quella parte de falli miei, che ne libertà d'amico, ne altro libro mi ricorresse giamai {a 6 v°} oltre a lequal cose, mi muove di lui maraviglia in qualunche stilo, o alto o mezzano, o basso i quali tutti io vegho in questo divino libro, o tentati, o espressi, la grandissima arte del narrare laquale io stimo difficilissima specialmente ne lo scrivere, come mi par di comprendere qualunche volta, presa la penna per raccontar qualche cosa, io mi trovo, o haver, messo nel fondo quello che dovea stare nel sommo, o esser stato troppo scuro o troppo lungo (come sono anco forse di presente) o inetto, o altrimenti propostero ne mi offendono in lui quelle cluasule che finiscono quasi sempre in verbi, contro à la legge de la natura,& à le purgate penne di oggi essendo ciò un piccolissimo neo in un grandissimo, & bellissimo corpo forse da attribuire à l'uso de tempi suoi. In che molto mi piace il giudicio di Oratio, specialmente poi che e mi può servir di scusa, non usando io arte alcuna ne à scriver ne à regionare si come la Dio mercè puol agevolmente comprendere chi mi ascolta ò chi mi legge, Dice donque Oratio che chi seguita queste leggerezze de le parole è abbandonato da gli animi, & da verbi de le cose. Quel che si sia Madama io non mi son proposto in questa lettera tanto di dirle il vero (che per aventura mi è nascosto) quanto quello che paia à me del Decamerone il qual havendo io in singulare stima & reverentia & desiderando, che la gloria di si gentile scrittore si semini & li sparga per tutto, ove siano ingegni da legger cose belle come in Francia, già pervenuta al summo d'ogni eruditione, poi che piacque al Re fratello di V.M. di promuoverlo & indrizzarlo à tutte le arti buone, & in particolare à l'elo{a 7 r°}quentia quando ho visto per suo comandamento che l'eccellente Massone lo ha ridoto in lingua vostra naturale, mi son cosi sentito esserglene obligato, che mi è parso mio debito di renderglene gratie di parole, non sofferendo il suo alto & il mio basso stato, che io possa ringratiarla altrimenti. Credetti innanzi à questa traduttione tre cose per ferme & vere de le quali leggendo il Decamerone Franzese ho conosciuto di quanto io mi ingannassi. Una era, che io pensavo che fussi impossibile di transferire in altra lingua le cento novelle,senza molta: disgratia, & molto perdimento di quella venustà, de la quale son ripiene: non perche io pensassi che la lingua Toscana fussi ricchissima di tutte le altre (che per altro mi par che la sia adorna di dote singulari che per copia di vocabuli) sapendo bene che la iurisditione & i iudicy son quelli che ingrassano le lingue: perche tutte le cose gli huomini litigano, & se sono ingegnosi in cosa alcuna, sono ingegnosissimi ne litigy & per la natura de le contentioni & per l'utile: ne credo che sia regione, dove si piatisca più spesso & con più cura che in questo regno: la qual cosa, come per l'abbondantia de Medici l'abbondantia de gli infermi, cosi si vede aperta & chiara, per la moltitudine di iudici, avvocati, procuratori, solicitatori, notai, & altri simili argumenti di processi. Ma la ragione che mi faceva cosi ingannare: era perche havendo ogni lingua certe sue particulari dote inimitabili à le altre quantunq[ue]; più ricche & più artificiose, mi imaginavo che la gran moltitudine de tali doni onde il Boccacio haveva ripiena tutta l'opra sua, si dovessi translatando perdere, al manco in par{a 7 v°}te donque io mi sono sgannato, poi che io ho letto questo Boccacio transformato, ò (per dir meglio) raddoppiato di vita: nel quale il Massone quello che ha potuto con equal gratia, quanto patisce l'uno & l'altro idioma, ha ridoto in franzese: non si partendo in parte alcuna dal Toscano: & quello che harebbe perduto di venustà ha trapiantato in altri motti ò parole, che hanno ne la lingua sua la medesima forza che le tradotte ne la loro, come sparsamente à chi con attentione la leggerà, sarà piano & manifesto per tutta l'oppera. L'altra cosa che io havevo per sicura è, che quantunche dal principio de l'amicitia nostra che cominciò molti anni son passati, io habbia cognosciuto il Massone attento, diligente, ingegnoso, bello & ragionatore & scrittore non solo ne la sua, ma anco ne la mia lingua de la quale egli si aiuta cosi bene, che io mi ricordo da un gentilhuomo Fiorentino novellamente venuto in Francia esser stato domandato di che casato e fussi di Fiorenza nondimeno: o per la moltitudine & varietà de le cure, ne lequali egli ha reso singular conto di se, o per essere deditissimo, à la agricoltura, & à l'edificare, secondo che dimostrano le ville & le case sue, o per haver moglie & buon numero di figluoli & maschi & femine, à quali è stato mestieri di altro aiuto che di tesser favole, à ogni altra cosa aspettavo che mi riuscissi che à tradur novelle, almeno in si gran numero & di si gran varietà: ma la bellezza de l'ingegno suo: & il compartimento, per il quale egli ha saputo cosi ben dispensar il tempo, ha vinte & tante sue difficultà, & l'imagination mia: lequali cagioni, come lo po{a 8 r°}trebbono meritamente scusare, quando in molti luoghi e si fussi adormentato: cosi lo rendono, pienissimo di lode, sendo abbondato di tanta virtù nel tradurre & trascorsa si grande & si longa fatica, con felicità, non sò se maggiore che facilità l'ultima mia falsa openione era, che se bene io havevo V.M. per prudentissima, da poter por la mano al governo di tutta la terra & di somma alteza d'ingegno, da bastare à mille diverse cose in un tratto; vedendo non dimeno, ch'ella si era donata à gli study sacri (i quali, à chi gli bee anco molto men profondamente ch'ella non ha fatto, sogliono generare si gran fastidio de le cose basse,che la filosofia naturale par leggierissima, & i versi vanità pura, & l'historia favole da veglia) indubitatamente pensavo, che non solo il Decamerone del Boccacio, sotto titol di novelle, & in lingua esterna, ma che tutti libri mondani, anco ne la lingua sua gravemente scritti, le fussin del tutto incogniti, & che del Massone ella havessi quel giudicio che havevo io. Ma che non può un si profondo lume di intelletto come è quello di V.M? Egli ha saputo essendo occupatissimo in altro, conoscer la nettezza de gli spiriti del Massone, & la gran forza loro, & giudicar, quanto util sia per arrecare à la nation sua il fertilissimo libbro del Decamerone. Cognoscendo io donque, quanta parte (per l'autorità sua) venga di gloria à la lingua & à la nation mia, la quale non posso non havere in perpetuo amore & reverentia (& quanto di utile) à la già forte, & hoggi forte & dotta gente Franzese vengo humilissim. à honorare & ringratiar di tanto bene fatto à Francia & Fioren{a 8 v°}za, la V.M. che con i suoi avveduti & savy comandamenti ne è stata cagione, non dubitando punto, che tutti i buon Toscani & Franzesi (poi che questa opera sarà veduta & letta) non siano per doverglene fare altrettanto quanto fo io: gli humili & bassi ringratiamenti del quale, la si degnarà piglare in buon grado, per la singulare humanità sua, & tenermi, ne la gratia & nel numero, che senza mio merito le è piaciuto di metermi & guardarmi per laddietro: cosi Dio le conceda vita felice & lunga: & mantenga l'altezza de la casa ond'ella è uscita, & quella accresca dove è nato frutto di lei, sotto l'ombra de le quali, possa il Massone partorir sempre qualche opera degna di si gran favori, & io (come ho già longamente fatto) quietamente & tranquillamente vivere, & con questo à V.M. humilissimamente mi raccomando. Di Lione il primo di Maggio nel M.D. XLV. DI. V. M. Humiliss. & obedeintiss. servitor'. Emilio Ferretti.
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Transcripteur.rice

Meschini, Giada
Morocutti, Sonia

Chargé.e de la révisionIacampo, Simona

Analyse du péritexte

Dédicataire(s)Reine Marguerite de Navarre

Signature du péritexteFerretti, Emilio

Analyse de la nouvelle

Lieux communs

Captatio benevolentiae
Modestie

Informations sur la notice

ÉditeurÉquipe Tragiques Inventions, Magda Campanini (Univ. Ca' Foscari-Venezia), Anne Réach-Ngô (UHA, IUF) ; EMAN (Thalim, CNRS-ENS-Sorbonne nouvelle)

Mentions légalesFiche : Équipe Tragiques Inventions, Madga Campanini (Université Ca' Foscari), Anne Réach-Ngô (UHA, IUF) ; EMAN (Thalim, CNRS-ENS-Sorbonne nouvelle). Licence Creative Commons Attribution – Partage à l’Identique 3.0 (CC BY-SA 3.0 FR)

Dernière mise à jour de la notice25/05/2020.

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Notice créée par Giada Meschini Notice créée le 12/03/2020 Dernière modification le 17/04/2023